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Un progetto contro le mutilazioni genitali femminili

Un progetto contro le mutilazioni genitali femminili
L’Aidos lancia una campagna di sensibilizzazione e di formazione via radio – il mezzo di comunicazione più diffuso in Africa – per combattere un fenomeno ancora troppo largamente diffuso
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Quando si affrontano temi poco ricorrenti nel dibattito pubblico, bisogna stare attenti alle trappole: semplificazioni, tagli con l'accetta, definizioni inappropriate. E lo stesso problema si pone quando si cerca di sensibilizzare: aver cura non solo del contenuto, ma anche capire il contesto, i mezzi adeguati, le abitudini di chi si pensa debba recepire il messaggio. In Africa, per esempio, il mezzo di comunicazione più diffuso, è la radio: è il medium più presente nella quotidianità dei cittadini, sia per la trasmissione di conoscenza, sia per il dibattito pubblico. Per questo è stato scelto come protagonista di una campagna di sensibilizzazione e informazione sul tema delle mutilazioni genitali femminili (di cui la più nota, l'infibulazione, non è che una delle pratiche diffuse).

 

Abandoning FGM on FM«(Abbandonare la mutilazione genitale femminile via FM) è il progetto messo in piedi da Aidos (Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo) per insegnare a gruppi di giornalisti africani a realizzare degli audio documentari sul tema.

 

Un'operazione condotta sul campo, che ha comportato più fasi: dai diversi training con i giornalisti provenienti da tutto il continente (Senegal, Kenya, Mali, Burkina Faso, Tanzania, Uganda, e così via), organizzati in gruppi, alla fase preparatoria. Di questo si è occupata Valentina Fanelli, di Aidos: ”In loco abbiamo cercato prima le organizzazioni locali sensibili ai temi a cui poter far riferimento, e attraverso loro abbiamo anche individuato quali emittenti in zona avrebbero potuto trasmettere gli audio documentari. Oltre a questo, abbiamo cercato di capire quali fossero le aree più adatte per raccogliere le interviste«.

I documentari infatti, puntano a raccontare le storie del territorio, e la presenza di giornalisti locali –i programmi sono in lingua locale, alcuni tradotti in inglese e francese – è stata funzionale all'inserimento dell'indagine nelle comunità. Sono sempre di più le persone che vogliono conoscere e superare la questione delle mutilazioni genitali, ma è chiaro che il contesto culturale non può essere né trascurato, né calpestato.

 

”Il problema principale che si riscontra, anche qui in Italia – spiega Fanelli – è che spesso manca una comunicazione corretta sul tema. I toni tendono ad essere scandalistici e giudicanti«. Sembra banale, ma non lo è. La comunicazione si nutre di un linguaggio che spesso gioca sui termini di ”lotta« e ”barbarie«, il che dispone l'argomento sotto una luce pericolosa. Di faccenda d'altri, di pericolo lontano e incomprensibile.  E invece, come ha spiegato il professor Morrone a La Stampa qualche mese fa, il fenomeno non solo ha inizio prima della matrice religiosa, ma necessita soprattutto di un cambio di prospettiva.

 

”Le ragazze, per esempio, andrebbero raccontate non come vittime, ma come agenti di cambiamento – aggiunge Fanelli – Questo perché è importante restituire un ruolo di centralità alle donne. Ciò che accomuna tutte le pratiche di mutilazione genitale, molto diverse da paese a paese, è infatti una questione di genere. La donna viene relegata al ruolo di ‘madre' e ‘moglie'. Tenere presente che si tratta di tradizioni radicate non significa fare relativismo culturale, ma anzi dare spazio alla comprensione del fenomeno nella sua complessità«.

Per questo, gli agenti in campo devono essere tutti, nessuno escluso. È importante coinvolgere gli uomini, fare leva sul ruolo della donna, spiegare, contestualizzare.

Non pensare che si tratti solo di pratiche di villaggi sperduti, ma di fenomeni che cercano anche sempre maggiore ”istituzionalizzazione«: nei grandi centri urbani, ad esempio, si ricorre alle strutture ospedaliere per ridurre al minimo i rischi delle operazioni.

Non bastano le leggi – anche se sono fondamentali – né la repressione, né, da sola, la sensibilizzazione. Intanto, si potrebbe accendere la radio.

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